Obiettivamente uno si sarebbe aspettato che il Presidente del Consiglio che parla tanto del vecchiume burocratico e della semplificazione che invece ci attende con la sua riforma approfittasse del bonus ai diciottenni per fornirci un fulminante esempio di come le cose si possano fare con semplicità ed efficienza. Tipo, per dire, visto che tutte i comuni d’Italia sanno chi ha compiuto i 18 anni nel 2016, inviare ai giovani in questione una carta di credito di 500 euro con l’indicazione delle modalità di attivazione e di utilizzo.
Invece no. Dopo aver spiegato alla nipote che i 500 euro non glieli dà Renzi come le hanno detto ma vengono anche dalle tasse pagate dai suoi genitori, dal fratello e da noi nonni, affrontiamo insieme le semplicissime istruzioni per accedere al regalo.
Prima bisogna chiedere lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) ma non ad un ente pubblico, bensì a uno tra InfoCert, Poste Italiane, Sielte o TIM, fornendo loro un indirizzo e-mail, il numero di telefono del cellulare, copia di un documento di identità valido e della tessera sanitaria con il codice fiscale.
Dopo di che bisogna iscriversi al sito governativo 18app.italia.it e qui staccare i buoni spesa elettronici per le aree di possibile spesa e i relativi fornitori a cui rivolgersi. Con le limitazioni previste sembra difficile che un giovane riesca a spendere l’intero bonus in quanto non è detto che i fornitori dei beni che gli interessano siano presenti dove risiede o raggiungibili on line.
A Verona, per esempio, tra gli esercenti fisici figura per ora solo la multisala Rivoli.
Domanda ingenua: cosa avverrà dei dati di centinaia di migliaia di giovani regalati ai privati di cui sopra?
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