Figli di un sole nero

Elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale Veneto: appunti per chi vota e per chi sarà votato.

In Italia i dati più ottimistici (ci sono divaricazioni impressionanti tra le statistiche che girano, e questo è già un brutto segno) valutano in circa tre milioni la presenza di disabili gravi e ognuno di essi si porta dietro almeno un’altra persona che lo assiste: un decimo della popolazione italiana.
Il che significa che a Verona circa 25000 persone (500.000 in tutto il Veneto) affrontano ogni giorno le difficoltà dovute a deficit motori, cognitivi, comportamentali, etc. A questa cauta stima vanno aggiunti i volontari delle diverse associazioni e gli operatori che professionalmente si occupano di disabilità.

Per capire la dimensione si immagini una città come Legnago abitata da esseri umani ai quali non vengono riconosciuti diritti fondamentali come risorse dignitose, possibilità di movimento, aiuto alle famiglie, supporti sufficienti nei percorsi scolastici, opportunità lavorative e di socializzazione.
Nella nostra Regione molti sono i provvedimenti approvati ma pochi hanno trovato applicazione completa (aiuto domiciliare, supporto e risorse ai caregivers, Dopo di noi, sostegno scolastico, telelavoro…) e si rende necessaria l’individuazione di procedure e modalità che ne consentano la realizzazione in tempi brevi.
In particolare – se non altro per la possibilità di soluzioni rapide e a costi non eccessivi – va posta attenzione alla persistenza di barriere alla mobilità pedonale (www.senzabarriere.verona.it) che si sono accumulate negli anni alle quali se ne sono aggiunte altre più recenti ignorando le disposizioni di legge in materia.

Negli ultimi anni le amministrazioni locali hanno concentrato i loro obiettivi su opere faraoniche (poi nemmeno realizzate) e mai hanno pensato a reperire i pochi euro per mettere rimedio a situazioni che impediscono a migliaia di cittadini la possibilità di muoversi in città come può fare chiunque altro. Vi sono passaggi pedonali senza rampe di accesso e altrettanti che l’hanno solo da un lato. I marciapiedi sono spesso sconnessi, stretti, pieni di ostacoli; mancano slarghi per l’inversione di marcia di chi è in carrozzina, i marciapiedi alle fermate dei bus non hanno lo scivolo per poter accedere al mezzo per cui chi è disabile deve attendere in strada.
I Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) approvati con notevoli interventi propagandistici (e altrettanto notevoli costi) dopo anni sono lettera morta: a Verona in due anni sei ostacoli eliminati a fronte di oltre 2300 rilevati nel solo centro storico.

Negare la mobilità vuol dire ostacolare l’accesso al lavoro, allo studio, alla cultura, alla socializzazione, al divertimento. E non solo ai disabili.

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